Nell’elenco delle società cooperative letto da Carlo Romussi al primo congresso dei cooperatori italiani le posizioni dell‘associazionismo meridionale appaiono disperse e minimali.
Nel mezzogiorno e nelle isole sono registrate una società cooperativa a Galatina, in provincia di Lecce, una società cooperativa per gli articoli di consumo a Iglesias in provincia di Cagliari, una società cooperativa degli operai di Cajazzo e un magazzino sociale nel casertano, la Lega agrumaria siciliana a Palermo, la Banca Popolare cooperativa a Vico del Gargano.

Nel 1890, Luigi Bodio direttore generale della statistica, presentando la situazione delle organizzazioni cooperative rilevata nel 1889, offriva un quadro del quale la distribuzione geografica nazionale delle associazioni assegnava all’Italia settentrionale l‘87% delle sedi, all’Italia centrale il 14% e appena il 5,3% al sud e alle isole.
In Campania sono segnalate 17 cooperative, il Puglia si computano 16 sedi, in Basilicata 1 cooperativa, in Calabria 3 sedi, il Sicilia 27 associazioni.

Nel 1902, la Lega rende nota una propria rilevazione al 31 dicembre 1901 che dà indici assai più confortanti: la Sicilia vi compare con 150 cooperative (e tiene il sesto posto nella graduatoria per regioni), mentre la Campania ne possiede 77, la Puglia 62, la Calabria 48.
Ma l‘analisi delle condizioni reali di vita e di attività dei singoli centri cooperativi meridionali induce assai meno all’ottimismo.

Società di mutuo soccorso e cooperative o sono meteore che nascono e scompaiono nel volgere di pochi anni senza aver effettivamente preso a funzionare, o si trascinano in sostanziale inerzia, con ristrette cerchie di soci, capitali insufficienti, gestione sull’orlo del fallimento.

Parecchie iniziative con l‘etichetta della cooperazione operaia sono in verità connotate da una cospicua parte di soci proprietari agricoli, industriali, commercianti, professionisti, impiegati, e dominate da un ceto aristocratico e nobiliare.
Senza dire poi di associazioni ancora più ambigue nelle quali è facile subodorare fini speculative.
l‘iniziativa cooperativistica trova alimento e speranze di espansione attorno all’esperienza dei Fasci siciliani negli anni 90.

Sono le lotte, gli scioperi a far scaturire l‘organizzazione cooperativistica, specie nelle campagne, dove l’affittanza collettiva prende piede dietro l‘impulso socialista affiancandosi all’azione dei cattolici, che si concentra principalmente nella creazione di Casse Rurali, ma l‘associazionismo dei lavoratori è angusto.

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