Siamo noi, siamo le cooperative sociali, siamo quelli che quotidianamente si occupano di anziani, malati, disabili, minori, siamo quelli di cui si sente parlare solo quando salgono alla ribalta delle cronache truffe e mala gestione. Di noi non si parla mai, non si sente mai dire che qualcuno si occupa dei nostri anziani, dopo aver fatto corsi professionalizzanti e non improvvisandosi. Siamo soci delle nostre cooperative, chi è sul campo e chi è in ufficio e chi riveste ruoli di rappresentanza. Tutti soci, tutti con pari diritti di voto, tutti uniti in una sola casa madre.
Siamo quelli che costantemente devo partecipare a gare pubbliche, dove è in uso il massimo ribasso, dove spesso il bando non riesce a coprire neanche il costo del lavoro e noi ci stringiamo, ci facciamo sempre più piccoli e ci dividiamo il poco che c’è. In quei momenti nessuno pensa a noi, nessuno vuole unirsi al coro di coloro che soffrono dei tagli più di ogni altro. Oggi siamo indispensabili, oggi di fronte al covid 19 che rischia di cancellare una generazione, noi continuiamo a correre all’impazzata per assistere i nostri utenti nel caos generale.
Questo è un momento in cui le Pubbliche Amministrazioni faticano a capire come interpretare un articolo 48 evidentemente formulato male, è un momento in cui la maggior parte delle Pubbliche Amministrazioni e dei distretti anziché co-progettare nuove modalità di intervento nei servizi, nel rispetto delle misure di sicurezza, cercano di ottenere maggiori dettagli dal Governo e dalle Regioni, è un momento in cui le cooperative sono alle prese con l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e che, o trovano forniture che vengono requisite dalla Protezione Civile per ovvi motivi oppure trovano forniture di prodotti a prezzi esorbitanti, e nonostante questo vengono acquistati perché la sicurezza dei lavoratori e degli utenti.
E’ proprio in questo momento che chi, fino a ieri, ha chiuso gli occhi dinnanzi allo scempio delle gare al massimo ribasso utilizza una retorica attaccando le centrali cooperative che non si piegano ad anticipare ai propri lavoratori la FIS.
Chi fa queste affermazioni sa per caso quanto è il tempo di liquidazione delle fatture da parte degli enti pubblici? Sa che i servizi sono decimati da assistiti positivi, decessi e paure di contagio? Sa che stiamo acquistando, dove ci riusciamo dispositivi a prezzi esorbitanti? Sa qual è il livello di indebitamento delle cooperative sociali che fanno da cassa per gli enti pubblici?
Come si fa in questo quadro generale ad utilizzare la retorica, è davvero incredibile che in un momento di sofferenza come questo, con i sacrifici che tutti stiamo facendo, con le ingenti perdite e le liquidazioni da parte delle amministrazioni bloccate, si chieda alle società di anticipare i salari, peraltro scontando fatture che portano ad indebitamento ulteriore, sempre che fatture da scontare ci siano. Lo scopo mutualistico della cooperazione rappresenta lo spirito solidaristico che percorre l’intero tessuto sociale, dagli amministratori che si prodigano a cercare lavoro, agli operatori che lo realizzano.
Le cooperative sociali sono sotto assedio e chiedono un cambio di paradigma, un modo nuovo di affrontare i problemi, che superi le fisiologiche differenze, perché le cooperative sociali non sono lontane dai lavoratori, ma sono i lavoratori!
Mentre assistiamo basiti ad un inutile braccio di ferro, chiediamo a gran voce che vengano posti in esser tutti gli sforzi necessari per aggregare le parti sociali in una sfida comune per il benessere generale a cui tutti dovremmo aspirare.
Qualora non dovessimo riuscire in questo intento e continueremo con atteggiamenti anacronistici potremo solo decretare la vittoria della nostra incapacità di rappresentare i lavoratori soci e non, le nostre imprese ed il nostro silenzioso ma indispensabile operato che, proprio oggi il Ministero del Lavoro con circolare 1/2020 ha chiesto di rimodulare ed intensificare.
Le cooperative sociali di Confcooperative Lazio Nord